Il primo Musical in Concorso, “Gli esclusi” del Liceo Statale Martin Luther King di Favara
“Gli esclusi” è il corto teatrale proposto dal Liceo statale “M. L. King” di Favara. Un tema molto attuale, che gli studenti intendono affrontare a tutto campo con un’operazione che risulta essere coraggiosa anche nella sua costruzione. A guidarli è la professoressa Arianna Vassallo, referente del Progetto
Il progetto di realizzare un musical nel corso del corrente anno scolastico – spiega a professoressa Vassallo – si inserisce nel solco di una tradizione ormai consolidata per il Liceo “M. L. King” di Favara. È stato infatti fortemente voluto ed espressamente richiesto dagli studenti di ogni indirizzo, dopo l’esperienza degli anni scorsi, nei quali la scuola – potendo contare su personale docente competente in materia, con esperienza sul campo e, soprattutto, con tanta passione da spendere con gli studenti quali, oltre a me, tanti docenti che negli anni hanno condiviso con me questa bella esperienza – ha portato avanti un progetto di laboratorio teatrale finalizzato sin dal 2011 alla rappresentazione della Passione di Cristo nell’ambito delle iniziative cittadine sulla Settimana Santa con i musical “Donne che piangono sotto la croce” e “Il poema della croce”, e alla realizzazione di un musical su Papa Giovanni Paolo II, “Non abbiate paura!”, data la ricorrenza della sua canonizzazione il 27 Aprile 2014, esperienza ripetuta anche l’anno scolastico successivo dato il gradimento mostrato nei due spettacoli messi in scena a Favara e la forte richiesta di una replica, realizzata nel meraviglioso scenario del Teatro Pirandello di Agrigento, stracolmo di pubblico entusiasta. Quest’anno, dopo qualche anno di pausa, è stata la volta del musical “Gli esclusi”.– Come nasce l’idea di un musical?
– Perché le note di “Notre Dame de Paris”?
Il musical “Gli esclusi” nasce da una contaminatio tra due romanzi lontani nel tempo e nello spazio, “L’esclusa” di L. Pirandello e “Notre Dame de Paris” di V. Hugo, quest’ultimo trasformato venti anni fa in un celebre musical con le musiche e i testi italiani di Riccardo Cocciante, musical di cui molti degli studenti si sono follemente innamorati – cito le parole di uno di loro – assistendo alla sua rappresentazione un paio di anni fa ad Acireale nel corso di una delle attività previste dal progetto “Andiamo a teatro”, che conduco da diversi anni al King, coinvolgendo la gran parte degli studenti e facendo loro respirare la cultura e la bellezza, che abitano luoghi magici come il Teatro Pirandello di Agrigento o il Teatro antico di Siracusa o il Teatro Massimo di Palermo.
– In che modo si è giunti alla fusione di due romanzi?
La contaminatio ha origine da una sovrapposizione tra le due eroine dei romanzi, Marta Ajala e la zingara Esmeralda, individuate come metafora dell’ingenua purezza femminile calpestata e ingiustamente calunniata dagli uomini che dicono di amarle (quattro sono gli uomini che ruotano attorno a Marta come quattro sono quelli che in modi assai diversi “amano” la zingara) e poi dalla gente che, “sentendosi come Gesù nel tempio”, ne determina l’esclusione dalla società. Tale esclusione sfocia per la prima nella fuga dalla propria città e dalla propria famiglia verso Palermo (luogo di ambientazione del musical “Gli esclusi”) dove, vinto un concorso per insegnare nel collegio che lei stessa aveva frequentato da ragazza, non può prenderne possesso per le chiacchiere della gente, che si rifiuta di avere come maestra delle proprie figlie un’insegnante sulla quale pende l’accusa infamante del tradimento; per la seconda nella reclusione nella Cattedrale di Notre Dame a Parigi (che nel nostro musical diventa la Cattedrale di Palermo) per sfuggire all’accusa di stregoneria che, tuttavia, alla fine la porterà ad accettare, coerente con se stessa fino all’ultimo, il patibolo piuttosto che cedere al ricatto di Frollo (sorte ben diversa da quella di Marta, che invece…“Pensaci! Innocente, ti hanno punita, scacciata, infamata; e ora che tu, spinta da tutti, perseguitata, non per tua passione, non per tua volontà, hai commesso il fallo – per te è tale! – il fallo di cui t’accusarono innocente, ora ti riprendono, ora ti rivogliono! Vacci! Li avrai punti tutti quanti, come si meritavano!”)
– Il tema della diversità non è limitato a un solo personaggio, ma con motivazioni differenti investe anche altri personaggi. Ciascuno di noi è diverso. Che cosa è per i suoi studenti il concetto di normalità?
A condividere con la donna la condizione di “escluso” nel nostro musical è il gobbo campanaro della Cattedrale, Quasimodo, un giovane deforme di origine zingara divenuto sordo (e, di conseguenza, muto) per l’incessante rumore cui è esposto, il quale subisce le conseguenze sociali del suo aspetto fisico e della sua diversità, provando tuttavia sentimenti molto più umani e sinceri della maggior parte dei personaggi che lo circondano. “Esclusa” è, altresì, tutta la comunità degli zingari, che vivono “separati” dal resto della società “civile” in una vasta zona periferica che viene chiamata la “Corte dei miracoli”. Il titolo e il tema sono stati scelti per individuare nell’inclusione del diverso, sia esso donna, disabile, extracomunitario, omosessuale, debole, povero o semplicemente chi la pensa in maniera diversa da noi, il valore fondante della nostra società, il valore caratterizzante della nostra umanità. In questo senso la “normalità” si configura proprio con l’essere “diversi”, con l’essere unici e irripetibili, col non volersi omologare e globalizzare.
– Ancora oggi la diversità è un problema? In che modo è possibile affrontare le difficoltà dell’inclusione sociale nel contesto in cui vivono i suoi studenti?
Purtroppo la diversità è oggi un problema più di quanto non lo sia stata nel passato. Educare all’inclusione, all’accoglienza, all’integrazione, alla solidarietà, al rispetto e all’amore per la diversità si configura dunque come il compito primo della scuola, ciò che tutti i nostri ragazzi devono imparare ad interiorizzare per diventare uomini e donne migliori, capaci di rendere migliore questo nostro mondo. Parafrasando Peppino Impastato ne “I cento passi”: Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro “la paura della diversità”. … È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore»
– Nel musical sono presenti influenze anche di altre opere pirandelliane…
La contaminatio tra i due romanzi abbraccia anche altri significativi testi pirandelliani, da “Il berretto a sonagli” a “Enrico IV”, da “Uno nessuno centomila” a “Il fu Mattia Pascal”, utilizzati per dar voce ai pensieri e agli stati d’animo dei personaggi di Hugo senza volerli snaturare ma, al contrario, svelandone risvolti sicuramente connaturabili ai loro caratteri e alle loro vicissitudini, a dimostrazione dell’assunto che la condizione esistenziale dei personaggi pirandelliani, così mirabilmente rivelata dalla mente e dalla penna del nostro premio Nobel, è sì legata ad un contesto storico e culturale ben definito ma, al contempo, vive fuori dal tempo, dallo spazio e dalla storia, vera nel primo ‘800 a Parigi come è vera e attuale oggi in qualunque luogo.
– I ragazzi hanno già svolto attività di laboratorio teatrale o è per loro la prima esperienza?
I ragazzi sono tutti coinvolti – già da diversi anni quelli delle classi terminali, da quest’anno quelli delle prime classi – nel progetto “Momenti d’arte”, da me pensato e condotto. Quest’anno, le attività laboratoriali con gli esercizi dedicati alla lettura e interpretazione dei testi, al canto corale e solista e all’espressione corporea sono state finalizzate alla partecipazione dell’Istituzione scolastica a diversi progetti, convegni, concorsi ed eventi, quali per esempio il Premio Buttitta, le Giornate Sciasciane, l’ Open day, la Festa della legalità, convegni vari, incontri con l’autore, nonché il Concorso Uno, nessuno e centomila.
– Il musical sarà messo in scena in altre occasioni?
Il musical completo, che vede il coinvolgimento di venticinque alunni in veste di cantanti, attori e/o ballerini, nonché tecnici, assistenti e truccatori in una rappresentazione della durata di un’ora e 10 minuti, sarà proposto alla fine dell’anno scolastico presso il Teatro San Francesco di Favara. Una parte di esso è già stato presentato ad un pubblico più ristretto nel corso dell’Open day del Liceo M. L. King di Favara tenutosi il 16 gennaio di quest’anno.
– Nel corto teatrale è inserito un brano musicale inedito. Di che si tratta?
“Preghiere salpate” è il brano inedito interamente composto da una delle nostre allieve, Chiara Rizzo, che nel musical interpreta Esmeralda, brano con cui nello scorso mese di ottobre ha partecipato alle semifinali nazionali di Area Sanremo dove ha vinto una borsa di studio per seguire delle lezioni con professionisti della musica italiana. In questi versi “gli opposti danno vita ad un’armonica danza dove l’orgoglio e la freschezza dei giovani salperanno verso mete dove ci sarà posto per tutti perché ‘il sole che illumina un sogno’ tiene per mano ciò ch’è ‘passione, tristezza e ricordo’. Il sud fa da utero devoto a quanti continuano a districarsi tra ‘inganno, coraggio e ambizione’. Il sud, il nostro sud, per i giovani, si presenta ancora inclusivo, disponibile, aperto a tutti perché la nostra storia non ha mai chiuso i porti a nessuno. E pur essendo la Sicilia un’isola, non isola, anzi, mette tutti a proprio agio.” Come canta Chiara siamo rabbia, ragione e miseria. Ma lei lo sa che non è il caso di rassegnarsi. Possiamo farcela e dimostrare che non abbiamo soltanto il cielo o il mare più blu. E soprattutto che non siamo schiavi in catene. Ma uomini e donne liberi di volare. O almeno di provarci.
– Invero è il tempo delle cattedrali, per ragioni diverse, molte anche recenti e tragiche. I ragazzi come vivono i fatti di cronaca di questi tempi?
L’attualità entra di continuo nelle nostre aule e i fatti di cronaca quotidiani si mescolano ora con le parole di Seneca, ora con quelle di Dante o di Shakespeare. Molti dei ragazzi non sono mai stati a Parigi, ma vedere bruciare Notre Dame dopo averne cantato la bellezza e la maestosità e aver immaginato il suono delle campane mosse da Quasimodo o la fuga di Esmeralda tra le sue guglie ha suscitato in loro sentimenti molto forti, tanto da commentare: “Sta bruciando la NOSTRA CATTEDRALE!”. Perché, come dobbiamo insegnare ai ragazzi che l’altro da te è viva immagine di te stesso, dobbiamo altresì condurli a viaggiare dentro e fuori di sé per scoprire la bellezza di questo mondo, che da sempre convive con le sue storture, e imparare a proteggerla, a rispettarla, a prendersene cura, a sentirla come propria, come casa, come luogo dell’anima.