fbpx

La storia di Monreale passa da Sciacca e Fazello

di Felice Cavallaro

Sul Corriere della sera Felice Cavallaro ci racconta la Settimana di Musica Sacra al Duomo di Monreale e lo splendore dell’edificio dei re normanni. Tommaso Fazello, storico domenicano, smontò la leggenda legata alla nascita della cattedrale

Immergersi nel Requiem verdiano o nell’omaggio a Vivaldi sotto la cupola del Duomo di Monreale sarà un’occasione per ripercorrere leggende che spaziano fra credenze religiose e dubbie ricostruzioni storiche. Da vivere per «una settimana sacra», attratti dall’imponente Cristo Pantocratore, le dita che benedicono. Vestito di rosso e oro, un mantello azzurro sulle spalle, l’Onnipotente domina, con il suo profilo da iconografia orientale, sulle tre navate della basilica sviluppata in stile normanno fino alle tre absidi di taglio islamico. Mentre brillano i mosaici bizantini con una luce che sembra seguire le note delle settemila canne di un organo monumentale. Altro prezioso gioiello di un incanto che prosegue fuori dal tempio, fino al chiostro e al giardino con la terrazza che guarda la vallata verso la conca di Palermo. Ecco lo scrigno di storia che miscela fede, arte e memoria. Come volle Guglielmo II d’Altavilla, Guglielmo il Buono, succeduto al padre sul trono di Sicilia. Fu lui a far costruire questa meraviglia. A partire dal 1172. Proprio fra i boschi di Monreale dove un giorno s’era addormentato sotto un carrubo, durante una battuta di caccia. Stanco, sfinito, colto da un sonno profondo, ma ispirato nel sogno dalla Madonna. Pronta a rivelargli il segreto della «truvatura», con la possibilità di trovare un tesoro nascosto proprio sotto quel casuale giaciglio.

Per secoli i menestrelli hanno legato la nascita del Duomo di Monreale alla visione della Madonna che Guglielmo II ebbe in sogno mentre si era addormentato sotto un carrubo, durante una battuta di caccia. Lo storico Fazello, nel XVI secolo, scrisse invece di una chiesa realizzata con i denari accumulati dal padre del sovrano, il predatorio Guglielmo I

«Scava, dissotterralo e costruisci un tempio in mio onore», suggerì la Vergine scomparendo mentre Guglielmo, appena sveglio, già ordinava di sradicare il carrubo e scavare. Trovando come in una fiaba un tesoro di monete d’oro. Subito utilizzato per mettere all’opera «i mastri di l’oru», le maestranze greco-bizantine specializzate nella fattura dei mosaici. Nacque, sarebbe nata, così la Cattedrale di Santa Maria Nuova divenuta sede arcivescovile, mentre in tutta la Sicilia i cantastorie facevano echeggiare i loro versi: «Binidittu lu mastru chi la fici e lu ‘mperaturi chi la fici fari…». Senza dimenticare l’esortazione attribuita a Maria, l’imperatrice dei cieli, rivolta agli angeli: «Mi voglio costruire il mio trono…».

E gli angeli si misero in volo. Fermando «lu volu a Murriali», come si continuò a ripetere fra menestrelli, biografi e commentatori per secoli. Finché Tommaso Fazello, domenicano e storico di Sciacca, nel 1500, azzoppò leggende e fantasiose ricostruzioni raccontando una ben diversa storia. La storia di un Duomo realizzato con i tesori accumulati dal padre del sovrano, il predecessore non a caso chiamato Guglielmo il Malo, avaro e predatore, autoritario e vessatorio, poco amato dal popolo costretto a pagare oboli eccessivi. Ecco i chiaroscuri di questo scrigno voluto comunque da un regnante illuminato che riposa nel suo sarcofago in porfido, appunto «il Buono», collocato accanto a quello marmoreo dell’altro Guglielmo, «il Malo». Soste obbligate per i visitatori fra le tombe medievali e la Cappella di San Luigi dei Francesi con il reliquario di Luigi IX, il «Re Santo» nato in Francia e morto a Tunisi nel 1270 durante l’ottava crociata. Pagine di storia raccolte fra le diciotto colonne di epoca romana con capitelli armonizzati da cornucopie che invitano ad ammirare il prezioso tetto ligneo con le capriate ornate d’intagli e dorature. Simboli di una potenza ancora oggi in qualche modo ostentata da Monreale per fare concorrenza alla Cattedrale di Palermo negli stessi anni voluta da Walter of the Mill, il forestiero arcivescovo della città, consigliere di Guglielmo il Buono, più noto come Gualtiero o anche Offamilio. Fu lui a gareggiare con il sovrano che volle il Duomo di Monreale prezioso all’interno e spartano all’esterno. Esattamente il contrario di quanto accadde nella cattedrale, ancora oggi ben più ricca fuori. Traccia di un antagonismo mai cessato per due diocesi incollate fra loro, con due vescovi forse troppo vicini. E con quello di Monreale fiero di gestire una circoscrizione ben più ampia, visto che dalla periferia del capoluogo s’addentra nell’entroterra fino a Corleone. Rivalità mai esplicitate, ma vissute con sgomento da tanti fedeli quando per esempio in anni più recenti il cardinale Salvatore Pappalardo a Palermo tuonava contro la mafia mentre il suo dirimpettaio, il vescovo Salvatore Cassisa, veniva accusato di collusione con i boss, seppur poi assolto. Pagine archiviate anche a Monreale dove a inaugurare la «Settimana» è un vescovo come monsignor Michele Pennisi, sotto scorta a Gela, il dito puntato a Corleone contro i mafiosi, negando loro processioni e funerali. Un’altra Messa. Compiuta. Anche se la rassegna si apre con il concerto di Hummel che ha per titolo «la Messa incompiuta».

da Corriere della Sera – 19 ottobre 2021