La lettera del prof. Carmina: la citazione di Mattarella, la commozione della preside
di Felice Cavallaro
Il professore di filosofia morto nella tragedia di Ravanusa citato nel discorso dell’ultimo dell’anno dal presidente della Repubblica
Quell’invito ai giovani a «mordere la vita», a non essere spettatori «ma protagonisti della storia che vivete oggi», quell’invito rilanciato nella sera di Capodanno dal presidente Mattarella accende i riflettori su un docente che sembra essersi ispirato all’insegnante interpretato da Robin Williams nell’Attimo fuggente, il film del 1989. Infatti si scopre quanto gli siano grate intere generazioni di studenti adesso che tutti parlano di Pietro Carmina, il professore di filosofia morto nella tragedia di Ravanusa con la moglie e altre sette abitanti del quartiere devastato dall’esplosione del gas.
LA COMMOZIONE DELLA PRESIDE – S’è visto alla Messa organizzata alla vigilia di Natale da ex alunni e docenti del suo liceo, il Foscolo della vicina Canicattì. Tutti arrivati da ogni parte d’Italia per parlare di lui in chiesa, fra le panche di Santa Chiara. Con la preside Rossana Virciglio che lo aveva avuto come vicario commossa. Come lo era venerdì alle 20.30, il forno accesso, la tavola già apparecchiata per un cenone ristretto, solo la mamma, il marito medico di turno in ospedale: «Stentavo a crederci. Il presidente parla di noi, del mio vicepreside. Un nodo alla gola per quelle frasi. Le stesse che avevamo discusso qui, nel nostro paesino della lontana provincia italiana, e che diventano modello… Come tante volte è successo senza che nessuno se ne accorgesse…».
LA CLASSE ROVESCIATA – Il destino vuole che la lettera scritta ai ragazzi dal professore Carmina due anni fa, andando in pensione, diventi adesso un faro per quell’energico invito: «Sporcatevi le mani… non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose…». Ma pochi sanno, come ricorda la preside Virciglio che proprio Carmina inventò qui a Canicattì la cosiddetta classe rovesciata di cui in libri e seminari si parla adesso scimmiottando l’americana flipped classroom, come la chiamarono due insegnanti del Colorado nel 2008. E che Carmina, chissà, forse ispirandosi a Robin Williams, ci sia arrivato prima lo conferma una ex alunna adesso insegnante a sua volta, Raffaela Lo Brutto: «Che sorpresa quando rivoluzionò la classe. Via la cattedra, un alunno al centro e l’insegnante fra gli altri studenti. Tutto rovesciato. Un modo perché di volta in volta ognuno diventasse sempre più responsabile…».
IL PROFESSORE DI GASSMANN – Di quella rivoluzione hanno parlato in lacrime i suoi ragazzi tornati a Canicattì per ricordarlo, come Martina Palilla, studente al Dams di Roma, per una sera alla guida di un coro improvvisato con tutti gli ex compagni, compreso l’alunno che ancora rievoca l’interrogazione su Socrate: «Vedo che sei preparato. Bravo. Adesso fai tu una lezione ripetendo le stesse cose come se parlassi al droghiere, al fruttivendolo, a una tua zia asciutta di filosofia..». Inevitabile anche per la preside Virciglio (nella foto a sinistra) pensare all’Alessandro Gassmann dell’ultima serie Tv: «Pietro, un professore che incoraggiava gli ‘open day’, anche le ‘notti bianche’, ma privilegiando i rapporti personali, quasi intimi con i ragazzi che facevano la fila per parlare con lui nell’ufficietto ricavato tirando su un tramezzo nella stanza accanto alla mia. Lo chiamava ‘il mio ripostiglio’. E tutti a raccontargli confidenze, pettegolezzi, lamentele… Sapeva tutto di tutti. Ma senza perdere anche un suo piglio autoritario. Così interpretato: ‘autorità significa essere guida, sapere indicare la direttrice’».
LA SETTIMANA DELLO STUDENTE – Visione utilissima quando al Foscolo, come in tanti altri istituti di ogni regione, si rischiò lo sbandamento perché le classiche occupazioni degli studenti si stavano trasformando in party, feste and rock and roll. Allora gli chiese aiuto la preside: «E lui in poche ore convinse tutti i ragazzi che l’occupazione doveva diventare auto-formazione, impegno civile, mettendo su una scaletta che è diventata ‘la settimana dello studente’. Adesso adottata in tutta Italia. Ma sperimentata con il nostro Pietro Carmina quando nessuno la immaginava». Se ne parla adesso che non c’è più. Come succede con i suoi due libri, compresi I totomè del barone, una trama che inquieta perché, oltre ai dolci carnevaleschi citati nel titolo, tutto ruota attorno al pauroso incendio della chiesa madre di Ravanusa. Anni Trenta. Con un intero paese allora attonito alla ricerca delle cause. Un po’ come succede adesso davanti ai dubbi e al giallo sulla rete del gas che esplodendo se l’è portato via.