I “RISVOLTI” DELLA DOMENICA / “Caro Pier Paolo”
Rubrica a cura di Salvatore Picone
Nel centenario di Pier Paolo Pasolini, nato a Bologna il 5 marzo del 1922, non potevamo non leggere un libro scritto da una scrittrice che ha conosciuto bene l’autore di “Ragazzi di vita”, l’ultima protagonista di quegli anni e dei salotti letterari che frequentava lo stesso Pasolini. Una lettera all’amico nato un secolo fa e morto, tragicamente, come sappiamo, il 2 novembre del ’75: “Caro Pier Paolo, stanotte ti ho sognato. Avevi il solito sorriso dolce e mi dicevi: ‘Sono qua!“, scrive Dacia Marini in questo libro da poco in libreria per i tipi di “Neri Pozza”. Il “ritratto” più vero dell’intellettuale controcorrente, del poeta e regista che ancora parla ai giovani con la sua voce di eretico che con le opere letterarie e cinematografiche e con i suoi interventi sui giornali denunciò i vizi dei Palazzi del potere, la deriva del Paese e le contraddizioni del progresso.
“Pier Paolo Pasolini è un autore di culto anche per i più giovani. La sua è stata una vita fuori dagli schemi: per la forza delle sue argomentazioni, l’anticonformismo, l’omosessualità, la passione per il cinema, la sua militanza e quella morte violenta e oscura. Sono passati cento anni dalla sua nascita, e quasi cinquanta dalla sua scomparsa. Eppure è ancora vivo, nitido, tra noi, ancora capace di dividere e di appassionare. Di quel mondo perduto, degli amici che lo hanno frequentato, della società letteraria di cui ha fatto parte, c’è un’unica protagonista, che oggi ha deciso di ricordare e raccontare: Dacia Maraini. Dacia Maraini è stata una delle amiche piú vicine a Pier Paolo. E in queste pagine la scrittrice intesse un dialogo intimo e sincero capace di prolungare e ravvivare un affetto profondo, nutrito di stima, esperienze artistiche e cinematografiche, idee e viaggi condivisi con Alberto Moravia e Maria Callas alla scoperta del mondo e in particolare dell’Africa. Maraini costruisce questa confessione delicata come una corrispondenza senza tempo, in cui tutto è presente e vivo. Nelle lettere a Pier Paolo che definiscono l’architettura narrativa del libro hanno un ruolo centrale i sogni che si manifestano come uno spazio di confronto, dove affiorano con energia i ricordi e si uniscono alle riflessioni che la vita, il pensiero e il mistero sospeso della morte di Pasolini ispirano ancora oggi all’autrice. Lo stile intessuto di grazia e dolcezza, ma anche di quella componente razionale e ferma, caratteristica della scrittura di Dacia, fanno di questo disegno della memoria che unisce passato, presente e futuro non solo l’opera piú significativa, ma l’unica voce possibile per capire oggi chi è stato davvero un uomo che ha fatto la storia della cultura del Novecento”.