Fazello, un pioniere dell’editoria siciliana del ‘500
di Fabrizia Agrò e Flavia Alì
A Sciacca il terzo incontro online con gli studenti dedicato a Tommaso Fazello con lo studioso Giovanni Filingeri
Il “De rebus siculis” di Fazello merita di essere menzionato a proposito di editoria soprattutto per l’estensione del lavoro e quindi del processo di revisione e stampa che vide coinvolti, in particolar modo, Giovanni Matteo Maida e Giovanni Francesco Carrara. Il primo era un tipografo con officina presso il convento di San Domenico a Palermo, il secondo un commerciante.
La prima tiratura fu di 1000 copie, un numero considerevole se si considera che il frate non fosse molto conosciuto. Il “De rebus siculis” prenderebbe a modello un testo edito da Paolo Manuzio nel 1557 a Venezia che, probabilmente, il frate domenicano aveva avuto a disposizione.
Tra Tommaso Fazello e gli stampatori furono stipulati diversi contratti volti a definire tempi, costi e guadagni della stampa, ma le spese per tale progetto editoriale furono prevalentemente sostenute da Fazello.
Egli si dedicò alla realizzazione del “De rebus siculis” in tutte le sue sfaccettature: fu correttore di bozze, editore e primo promotore dell’opera e, quindi, un pioniere dell’editoria siciliana del Cinquecento.
Le parole di Filingeri sono state accompagnate dalla condivisione di alcune foto ritraenti il testo di Paolo Manuzio “Antiquitatum Romanarum” e i contratti di cui sopra, l’edizione in volgare del 1574 del “De rebus siculis” e una foto inedita raffigurante l’epitaffio del poeta belga Francesco Hymmano che contiene le lodi del defunto Carlo V.