I “RISVOLTI” DELLA DOMENICA / “Le siciliane”
Rubrica a cura di Salvatore Picone
Come si può essere siciliane? Con doppia difficoltà, ammette Gaetano Savatteri autore del gustoso saggio Le siciliane da poco pubblicato da Laterza. Con dolorosa e gioiosa difficoltà, scrisse Sciascia parlando dei siciliani: “Mi pare – afferma Savatteri – che per le siciliane, come moltissime donne nel mondo, la difficoltà si raddoppia: essere donne in Sicilia è stata ed è una complessità duplice”. Le siciliane, dunque. Reazionarie, belle e testarde, furbe, sante e streghe, moderne, ma spesso in ombra. Un libro che è un trionfo di donne. Un rondò al femminile che, pur con molta difficoltà, appunto, ci consegna una Sicilia apparentemente immobile, ma che invece cambia e si evolve, anche se spesso sottotraccia, con protagoniste della Storia che hanno cercato in qualche modo di reinventare il proprio destino. Savatteri, siciliano di Racalmuto, è uno scrittore che ci ha abituati, con i saggi pubblicati da Laterza e anche con i gialli ambientati a Màkari, a guardare la Sicilia senza più vinti né gattopardi: piuttosto moderna, lontana dal pessimismo reale e letterario che ci conduce al terreno degli stereotipi, alla vecchia isola in bianco e nero. Come ben spiegato dallo stesso autore anche nel risvolto del libro che presentiamo questa domenica.
Una lunga tradizione letteraria e cinematografica ha rappresentato la donna siciliana come una figura stilizzata: vestita di nero, segregata dalla gelosia, costretta dai familiari a castigare i propri istinti. Ovviamente è un’immagine lontanissima dalla realtà, che si compone invece di tante storie del tutto estranee a questo archetipo. Il quadro è ricchissimo: dalla santa patrona Rosalia a Franca Viola che fece cambiare leggi e costumi; dalla giornalista e scrittrice Giuliana Saladino alla ‘vecchia dell’aceto’ che nel ʼ700 preparava pozioni per avvelenare i mariti; dalla cantautrice Rosa Balistreri all’editrice Elvira Sellerio e alla prima miss Italia. Scopriremo in queste pagine che, se pure qualcosa di vero c’è nel personaggio di fantasia interpretato da Claudia Cardinale in I soliti ignoti («Carmelina, ricomponiti»), un secolo prima nella realtà c’erano le temibili combattenti socialiste di Piana degli Albanesi, donne che scendevano in piazza e non avevano alcuna intenzione di ricomporsi. Se dobbiamo trovare un carattere comune nei secoli alle donne della più grande isola del Mediterraneo, questo va forse cercato nella volontà di reinventare il proprio destino.
«Quando arrivai a Palermo per iscrivermi all’università, mi accorsi a pelle che Palermo era ‘fimmina’. Non solo per la bellezza delle sue ragazze dagli sguardi pirateschi, ma anche per la presenza ad ogni angolo del centro storico di numerose edicole votive dedicate a santa Rosalia, la Santuzza. Palermo era ‘fimmina’ nella sua carnale decadenza. Odorava di fiori tropicali e di monnezza. Odorava di umidità nelle scale di palazzi aristocratici ormai in sfacelo, e odorava di mistero dietro i portoni che introducevano a chiostri carichi di gelsomini e di rose».
Gaetano Savatteri