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Addio a Lucio Tasca, il “galantuomo” del vino in Sicilia

Il ricordo di Felice Cavallaro, direttore della Strada degli Scrittori: “Un grande imprenditore che la Sicilia dovrà sempre ricordare come modello di un riscatto possibile”

Se ne va Lucio Tasca, un amico, un galantuomo colto ed elegante, un grande imprenditore, un Signore del vino che la Sicilia dovrà sempre ricordare come modello di un riscatto possibile, promotore e sostenitore dei progetti di sviluppo economico e culturale.
Ricordiamo la lezione del figlio Alberto al Master di scrittura della Strada degli scrittori e di Treccani, due settimane fa ad Agrigento, e i messaggi incrociati con il Conte Tasca, fiero delle capacità dei suoi figlioli che con i nipoti costituiscono l’ossatura di un’azienda impegnata a irrobustire la produzione vitivinicola, i rami legati al turismo, la valorizzazione di splendidi tesori come la tenuta di Regaleali, la storica sede di Villa Tasca a Palermo, il resort di Capo Faro a Salina, le cantine e i vigneti dell’Etna.
Pezzi di storia economica da esaltare insieme con il nome del fondatore di una grande impresa che se ne va dopo altri compianti Signori del vino come Diego Planeta e Giacomo Rallo, caposaldi nel rilancio del settore. Siciliani da non dimenticare per offrire corretti modelli di sana imprenditoria ai giovani impegnati nel riscatto dell’isola, come i figli di Lucio Tasca che oggi, come tutti, piangono un siciliano apprezzato in tutto il mondo.