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Caltanissetta e quel “cenacolo” in libreria

L’INIZIATIVA Ieri la scopertura della targa che ricorda gli anni in cui la sede della Casa editrice Sciascia era un luogo di incontro per tanti intellettuali

L’editore Salvatore Sciascia fotografato davanti la sua libreria. Nel riquadro, la targa collocata ieri in corso Umberto, a Caltanissetta

Per chi passa da corso Umberto I, a Caltanissetta, troverà nella parete di un muro una targa. E’ il ricordo di un luogo mitico degli anni Cinquanta e Sessanta, la sede di una libreria che era anche Casa editrice. Stiamo parlando di Sciascia editore e di quel cenacolo culturale che contribuì alla crescita della città. Grazie al Rotary club Caltanissetta e al suo presidente Marcella Milia, la memoria resterà nel tempo. La memoria di un luogo mitico per tutta la città e non solo.

La libreria Sciascia di corso Umberto non esiste più. La casa editrice da diversi anni ha un’altra sede. ma tutto è iniziato qui intorno al 1946. E qui gli intellettuali dell’epoca si ritrovavano, come in un circolo. E nel ricordo di questo cenacolo culturale, nella parete dove un tempo spiccava la vetrina colma di libri, adesso c’è una targa. L’ha voluta il Rotary in sintonia con il Comune e le istituzioni della città. “In questo luogo – si legge – grazie a Salvatore Sciascia fiorì il cenacolo nisseno autentico e vitale centro di cultura”. Ieri pomeriggio si è svolta la cerimonia, seguita da un incontro in rete, alla presenza del sindaco Roberto Gambino, dell’assessore alla Cultura Marcella Natale, del presidente del Rotary Marcella Milia e dell’editore Giuseppe Sciascia.

Da questo luogo – ora sede di un’agenzia immobiliare – si animò il dibattito culturale negli anni in cui la Casa editrice spiccava il volo non solo per le tante pubblicazioni in catalogo, ma per quella rivista letteraria – Galleria – diretta, dal 1950, da un giovane maestro elementare di Racalmuto, Leonardo Sciascia, che non aveva nessun legame di parentela con l’editore, ma che strinse rapporti d’affetto e amicizia duranti anche quando lo scrittore lasciò Caltanissetta.

Grazie a Salvatore Sciascia quella piccola libreria divenne luogo di idee, confronto, scoperte letterarie. “Mio padre riuscì, in quegli anni Cinquanta – racconta il figlio Giuseppe, che mantiene ancora viva la Casa editrice – ad essere il centro di un motore culturale da una città periferica rispetto ai grandi salotti letterari. Grazie anche a coloro che avevano reso la libreria un luogo di conversazione”.

Non ricorda, Giuseppe Sciascia, i tanti “personaggi” passati da qui: “Ma ne ho sempre sentito parlare a casa – dice – di Luigi Monaco, figura importante per quella generazione di nisseni, del senatore Giuseppe Granata, di Giuseppe Alessi, l’antifascista divenuto primo presidente della Regione, del giudice Gaetano Costa, dei poeti Alfonso Campanile e Stefano Vilardo, solo per citarne alcuni, di Pompeo Colajanni, anche lui divenuto deputato del Partito comunista, di Massimiliano Macaluso, il fratello di Emanuele, e di Leonardo Sciascia. Lui era l’elemento catalizzatore, in qualche modo”.

Tanti nomi che hanno fatto la storia di Caltanissetta e della Sicilia oggi ricordati attraverso la piccola valorizzazione di un luogo che in quel passato glorioso ha richiamato l’attenzione di Pasolini, Pavese, Roversi, Bevilacqua, La Cava, Guttuso, Caruso e tanti altri. In quel luogo furono scoperti, grazie al fiuto dei due Sciascia, l’editore e lo scrittore, talenti come Renato Candida, il comandante dei Carabinieri di Agrigento che scrisse un saggio sulla mafia nel ‘56 e pubblicato proprio a Caltanissetta, o di sottolineare l’importanza degli scritti di un altro nisseno come Rosso di San Secondo, o quelli di Nino Savarese e Francesco Lanza.

Luoghi della memoria che non esistono più, soprattutto in questo tempo in cui gli incontri avvengono nelle piazze virtuali. E oggi, passando da Corso Umberto, molte cose sono cambiate. Non c’è più il noto Caffè Romano, altro tempio di conversazioni illuminate in quegli anni nella città appunto definita “Piccola Atene”. Molte saracinesche, tra la chiesa di Sant’Agata e il municipio, sono abbassate. E in quell’angolo resta solo la targa che il Rotary ha voluto per ricordare un rotariano d’eccezione, l’editore Salvatore Sciascia che morì a 67 anni, nel 1986, stroncato da un infarto proprio durante un incontro del Rotary e nel momento in cui era governatore del Distretto Sicilia-Malta.