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“Come la pandemia mi ha avvicinato a Sciascia”

La scoperta dei libri dello scrittore di Racalmuto grazie alle tante iniziative streaming dedicate al centenario della sua nascita. Alice Morreale, studentessa del liceo classico “Foscolo” di Canicattì, ci racconta il suo approccio all’opera dell’autore del “Giorno della civetta

La pandemia, ci ha avvicinato tanto alla lettura. Si parla di libri ovunque soprattutto sui social. Tra le tante iniziative in rete, molte, negli ultimi mesi, sono state dedicate a Leonardo Sciascia, un autore sempre più al centro del dibattito, nonostante sia scomparso trentuno anni fa. Il suo signus indivuiduationis è appunto la sua “perenne attualità”. Come disse Andrea Camilleri in un’intervista del 2014, la morte di Sciascia lascia “un vuoto che ancora continua ad esserci perché ‘Nanà’ interveniva costantemente sulla società italiana, non solo sulla politica…”.

L’8 gennaio 2021 ricorse il centenario della nascita dello scrittore racalmutese, dallo spirito libero e anticonformista. Sciascia utilizzò la letteratura come arma per denunciare e smascherare i retroscena più bui della nostra società.

Con Il giorno della civetta, che fu ispirato all’omicidio di un sindacalista, ha svelato all’Italia quello che era la mafia siciliana, che fino a quel momento era conosciuta in parte o in un determinato modo. Mafia che lui definisce come una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma si limita a sfruttare.

Grazie a Todo modo nel 1974 denuncia l’ambiguità tra il rapporto delle gerarchie ecclesiastiche e la politica italiana. Mentre con L’affaire Moro ci dà l’unico punto di contatto per capire a fondo le vicende negli anni di piombo e lo scontro tra il Partito comunista e la Democrazia cristiana.

Come un profeta riesce ad assentarsi dalla parte ideologica e a leggere i fatti, leggere la storia che diventa memoria, memoria che diventa identità. La denuncia sociale e l’impegno civile sciasciano viene contrassegnato da un forte umorismo. Un ironia tragica con la quale descrive con realismo la sua maledetta e bellissima terra, la Sicilia.

Nell’ultimo passo di Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia Sciascia farà pronunciare a Candido, riferendosi alla sua amata Francesca, queste parole: “che cos’è la vita? che cos’è la nostra vita? Che cos’è la mia vita? Che cos’è la tua vita? È un sogno che abbiamo fatto in Sicilia”.

Tuttavia, per conoscere meglio uno scrittore, bisogna ripercorrere i luoghi da lui amati e descritti, oggi valorizzati e riscoperti grazie alla “Strada degli scrittori”. Per l’anniversario di Leonardo Sciascia, per omaggiarlo, è stato pubblicato, tra i tanti, un libro che mi ha avvicinato alla lettura dei suoi libri, Dalle parti di Leonardo Sciascia, scritto a quattro mani dai racalmutesi Salvatore Picone e Gigi Restivo e pubblicato dalla casa editrice milanese Zolfo. Un libro che consiglio ai miei coetanei che vogliono “scoprire” l’affascinante viaggio nel mondo di Sciascia.

La sua assenza può essere quindi riassunta nei suoi libri e nei luoghi sciasciani quali, la Fondazione a lui dedicata, la casa dove ha vissuto da giovane, oggi un museo, l’aula scolastica dove ha insegnato, il Circolo Unione, la campagna della Noce. E, per restare a Racalmuto, in una sua celebre frase che cito: “Ho tentato di raccontare qualcosa della vita di un paese che amo e spero di aver dato il senso di quanto lontana sia questa vita dalla libertà e dalla giustizia cioè dalla ragione”.