Il discorso del Sindaco pronunciato davanti al Presidente della Repubblica
“La vita o si vive o si scrive, io non l’ho mai vissuta se non scrivendola”(Luigi Pirandello)
In realtà, annotava Leonardo Sciascia, lo scarto tra la vita di questo straordinario autore e la sua pagina scrittaè stato minimale.
Pirandello nasce qui ad Agrigento, nella Girgenti del 1867. Scriverà, in una lettera a un amico romano, «sono figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Kàos».
Ma figlio del Caos Pirandello è stato pure in senso allegorico: testimone del flusso inarrestabile del divenire e della relatività di ogni cosa.
Andrea Camilleri ha più volte sottolineato: che sia nato ad Agrigento e al Kaos non è affatto casuale.
Un rapporto coi luoghi, con la nostra città, magicamente attrattivo, una sorta di legaccio geografico e dell’anima.
Signor Presidente, ho l’onore di porgerLe il saluto della città di Agrigento e di ringraziarLa, a nome di tutti gli Agrigentini, per avere accettato il nostro invito a presenziare alla cerimonia di consegna del Premio Pirandello nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dalla nascita del Nobel Agrigentino.
Siamo attraversati, oggi, da un fermento d’orgoglio: il nostro più celebre concittadino, premio Nobel per la letteratura, viene ricordato alla presenza del Capo dello stato, nostro conterraneo, in un luogo patrimonio dell’umanità!
Orgoglio, fiducia in noi stessi, variabili essenziali per la crescita del nostro territorio.
Agrigentovive un suo tempo di grandi potenzialità: recenti scavi, con la scoperta del tanto agognato teatro antico, stanno ridefinendo la stessa immagine del parco archeologico, con un luogo centrale, l’agorà, ancora da scavare, che si annunzia tra le più grandi e monumentalizzate piazze dell’età ellenistico-romana.
Insieme agli immortali templi dorici, farà del nostro parco una tappa obbligata per chi vorrà accostarsi alla civiltà greco-romana e ad un’esperienza unica di viaggio nel tempo attraverso il nostro spazio.
La città registra oggi un vertiginoso incremento dei flussi turistici con una capacità di risposta del territorio nuova, vitale e in crescita d’efficienza.
Pirandello amava i luoghi del parco: i templi e il bosco di mandorli e ulivi dell’antica civita, come la chiamava.
In molte sue opere ci sono riferimenti puntuali ai luoghi antichi e anche alle questioni archeologiche allora irrisolte.
Le sue opere raccontano anche il borgo sulla collina, la sua Girgenti, la nostra Agrigento, il cui simbolo, la cattedrale normanna di San Gerlando, oggi rischia di franare e con essala credibilità di chi non sta facendo tutto il necessario per salvaguardarla.
Con la Cattedrale chiusa ci manca un essenziale elemento identitario, emblema, oggi, dell’accoglienza in un momento in cui il nostro Arcivescovo, il Cardinale Francesco Montenegro, e tutta la comunità agrigentina si trovano impegnati in una epocale missione d’accoglienza.
Spesso Pirandello viene usato come alibi per le nostre contraddizioni, i nostri contorcimenti mentali, i paradossi.
Il pirandellismo, si badi, non è neutralizzazione della possibilità di cambiamento. Al contrario ci mette semmai in guardia da quelli di facciata per invocarne uno più profondo.
E oggi sappiamo che il cambiamento passa innanzitutto da noi siciliani, dalle realtà locali, dalle municipalità, dalla nostra capacità di mettere in valore le risorse del territorio e il senso più profondo delle nostre radici senza per ciò scadere nel localismo.
La ricorrenza del 150° sta riannodando il rapporto tra la nostra città e il suo figlio illustre. Un rapporto che non può non rafforzarsi in una prospettiva di esaltazione culturale ed accrescimento di potenzialità. Lo richiede, del resto, il valore assoluto del suo ruolo nella letteratura di ogni tempo e del ‘900 in particolare.
Antonio Gramsci scriveva che “Pirandello è uno scrittore siciliano che riesce a concepire la vita in termini dialettali e nello stesso tempo è uno scrittore italiano e uno scrittore europeo. Di più: in Pirandello, continua Gramsci, abbiamo la coscienza critica di essere nello stesso tempo siciliano, italiano ed europeo”.
Una triplice dimensione culturale che oggi, più che mai, dovremmo coltivare.