Don Franco lascia Agrigento: “Siate chiesa di Misericordia”
Arcivescovo dal 2008, ha sostenuto importanti campagne a difesa del territorio e della legalità
“Vi lascio con l’augurio di essere Chiesa della Misericordia”. E’ questo il saluto che don Franco Montenegro, oggi 75anni, ha rivolto ai fedeli presenti questa mattina per la Messa Crismale. L’ultima celebrazione del cardinale agrigentino per raggiunti limiti di età.
Don Franco aveva già iniziato a salutare le parrocchie del territorio in vista di questo doloroso addio dopo aver guidato per 13 anni la chiesa agrigentina e aveva a tutti lanciato un messaggio di speranza. A lui succederà l’attuale vescovo coadiutore Alessandro Damiano, cui ha consegnato il Pastorale questa mattina. Montenegro, comunque, ha annunciato che il Papa – cui va rivolta la richiesta di dimissioni per raggiunti limiti d’età, richiesta già accettata nei giorni scorsi – gli ha chiesto di andare a Roma dove andrà a ricoprire altri incarichi.
La memoria di molti non può comunque non andare a questi 13 anni densissimi. Montenegro, arrivato in città nel 2008 ha fin da subito rivoluzionato il messaggio comunicato dall’Arcidiocesi, rompendo ogni schema e ogni distanza dalla gente. E’ stato il “vescovo in vespa” ma anche delle marce a difesa del centro storico (non si dimentichino le sue posizioni nette e molto scomode quando la politica aveva dimenticato il destino del cuore antico della città). E’ stato certamente un simbolo nel complesso tema dell’immigrazione: è lui che ha accolto per una storica visita a Lampedusa Papa Francesco e ha in questi anni più volte preso posizione contro la tratta di esseri umani e le morti in mare.
E’ stato il cardinale della beatificazione del giudice Rosario Livatino (per quanto la procedura fosse stata avviata da mons. Ferraro), e di importanti messaggi lanciati contro la mafia, il malaffare, l’abbandono del territorio. Ha più volte denunciato, durante le proprie omelie, la grave situazione sociale della città parlando di abuso di alcolici, droga e povertà economica e spirituale. Una sensibilità verso gli ultimi e gli emarginati rafforzata dal suo ruolo in Caritas.
E’ stata, a lungo, una voce “scomoda” ed importante nel dibattito pubblico cittadino, capace di risvegliare le coscienze troppo spesso intorpidite.