I “RISVOLTI” DELLA DOMENICA / “Giovanni Falcone. Trent’anni dopo”
Rubrica a cura di Salvatore Picone
Per questa ultima domenica di maggio, trent’anni dopo la strage di Capaci, abbiamo scelto il libro di Marcelle Padovani, la giornalista francese che con Giovanni Falcone scrisse Cose di Cosa Nostra, il libro-testamento del magistrato pubblicato nell’autunno del 1991. Un libro, pubblicato da Sperling & Kupfer, che svela com’erano nate quelle pagine: dal loro primo incontro, alla correzione delle bozze del giudice, vergate a mano, che la giornalista ha rispolverato riscoprendo dettagli importanti che confermano anche il carattere puntuale e preciso del magistrato siciliano.
1992-2022. Sono trascorsi trent’anni dalla strage di Capaci nella quale persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Quel crimine – insieme all’uccisione di Paolo Borsellino, avvenuta meno di due mesi dopo – rappresentò una cesura storica destinata a imprimersi in modo indelebile nella memoria collettiva di un Paese e obbligò uomini e donne a una presa di coscienza nei confronti della lotta alla mafia. Bisognava dire «basta», perché da quel momento Cosa nostra sarebbe diventata una «cosa» di tutti, nessuno escluso. Negli anni a seguire, la figura di Giovanni Falcone è stata più volte celebrata in occasione di anniversari che hanno contribuito a tenerne vivo il ricordo e a consegnarlo alle nuove generazioni. Con intenti sempre nobili, ma con esiti spesso discutibili, ammantati di cliché e messaggi privi di sostanza. E dunque, al di là del semplice esercizio della memoria, ci sono alcune domande che dovremmo porci per dare senso al tempo e permettere all’esperienza passata di rivivere attivamente nel presente: che cosa resta oggi dell’insegnamento di Giovanni Falcone? In quale modo il suo esempio, il suo «metodo» e la sua idea di Antimafia possono trovare applicazione nel contesto attuale della lotta al crimine organizzato? Marcelle Padovani – che nel corso della sua carriera giornalistica conobbe e lavorò con Giovanni Falcone – tenta in queste pagine di «attualizzare» il pensiero del grande magistrato e di comprendere l’influenza esercitata dalla sua eredità. Tessendo ricordi, aneddoti e colloqui con alcuni uomini di giustizia, l’autrice riesce a intrecciare passato, presente e futuro, a «celebrare l’Antimafia di oggi senza dimenticare di rendere omaggio a quella del passato». Il risultato è un libro che va oltre le facili celebrazioni e che ha il merito di fare «il punto sull’acquisito, l’immutabile, il positivo» della giustizia. Sempre in compagnia di Giovanni Falcone. Del suo ricordo, ma anche del suo esempio concreto, presente, vivissimo.