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Il silenzio sale come un canto

Versi di Vincenzo Celia

Due mesi di guerra in Ucraina. Due mesi d’inferno in Europa, minacciata ancora da bombe, missili, lutti. Ecco perché questo 25 aprile, Festa della Liberazione in Italia, assume un valore assai particolare. Perché nulla è scontato, nessuna libertà è certa, e tutti, come diceva Pasolini riferendosi ad altri disastri e altri malanni, “tutti siamo in pericolo”. E allora ci apprestiamo a vivere queste giornate di ricordo e di memoria e di viva speranza, dando un valore alla Patria, alla Resistenza, alla nostra bandiera, alla libertà. E in silenzio abbracciamo i bambini, le donne e gli uomini che nel mondo, e non solo in Ucraina, vivono nella disperazione e nel pianto.

E così pubblichiamo questi versi inediti di Vincenzo Celia, un giovane poeta che regala ai nostri lettori una testimonianza di verità sulle macerie di guerra di oggi e di ieri. (Salvatore Picone)

di Vincenzo Celia

 

Dalle vie buie, dai palazzi sventrati, il silenzio ora sale come un canto.

Canto di morte, di disperazione

è ora il silenzio.

Le nove Muse, invisibili e eteree,

le nove antiche figlie di Mnemòsine, percuotano le corde delle cetre accompagnandolo.

Ché se per madre esse ebbero Mnemòsine, personificazion della memoria,

come detto dai Greci,

ciò qualcosa vorrà pur dire.

L’oblio non cala là dove le Muse accompagnano il canto.

E la memoria squassa la reggia del tiranno più del terremoto.

Il ricordar quel canto, quel silenzio,

il ricordare il bambino che brancola

come un cieco – i vestiti oramai sudici – tra le macerie,

ai giusti accende il cuor (se ce ne sono),

la mente sprona a studiare in che modo sfasciare il trono,

ché ove c’è un tiranno non c’è la pace.