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“Io ricordo le macerie, il fango, l’oscurità”

Belice, le parole di Leonardo Sciascia: cinquantaquattro anni fa la drammatica notte del terremoto. Ricordiamo quei giorni del gennaio del 1968 con le parole che lo scrittore pronunciò a Gibellina il 16 gennaio 1988 in occasione della commemorazione dei vent’anni del disastro che ha colpito tante comunità.

 

Io ricordo le macerie, il fango, l’oscurità, il battere della pioggia sulle tende, la febbre che era negli occhi dei sopravvissuti, una sera di vent’anni fa; ricordo la veglia che, sotto il segno dell’indignazione, abbiamo fatto tra le macerie due anni dopo lo sciagurato avvenimento: e mi resta indimenticabile il discorso di Carlo Levi, nella notte gelida, tra le luci vacillanti. E c’era anche Renato Guttuso, che in un paio di abbozzi e in un grande quadro lasciò precisa e drammatica immagine di quella veglia…

 

Ma lo Stato, lo Stato italiano – bisogna pur dirlo – non era pronto ad accogliere un’istanza di ricostruzione della miseria: si sperava forse appunto, nella fuga, nell’abbandono, ‘nell’aprir bottega altrove’… la vita non è ‘altrove’, ma può essere anche qui”.

Leonardo Sciascia