“Il suo coraggio di giovane donna non sono morti su quel marciapiede romano. Un tonfo e quei sette piani sono implacabili assassini. Avrei voluto stringerle la mano in quel 26 luglio del 1992”
Quasi a ribadire fino alla fine chi è, senza paura, senza mistificazioni, senza compromessi, pur sovvertendo le regole dei testimoni di giustizia a cui viene rigorosamente tolta la carta di identità con le proprie generalità e ne viene consegnata un’altra. Eppure Rita muore con il suo nome e cognome impressi nel suo documento di identità. Chi entra nell’appartamento di Viale Amelia, quel maledetto 26 luglio, dalla finestra trova: nome, cognome, età e comune di nascita di Rita. Non potevano che scegliere un titolo migliore per il loro libro-inchiesta, le scrittrici: Io sono Rita, non una giovane donna qualunque, ma Rita Atria. Se ne va senza disturbare nessuno ma se ne va a testa alta e con il coraggio indomabile di una guerriera. Ha pagato il prezzo, il fio, il conto. Lo ha pagato da donna, non da mafiosa. Non da ragazza nell’ombra. Lo ha pagato con la vita, come i grandi eroi del quotidiano, perché ha fatto il suo dovere fino alla fine, non accettando compromessi, collusioni, compiacenze. Se ne va eppure resta. Resta in questo libro inchiesta, resta nel coraggio di chi parla di lei senza paura. Resta in chi come me le sorride e non può che donarle la propria voce. Resta simbolo di una Sicilia che vuole cambiare, che vuole rinascere, che vuole vivere di verità. Una Sicilia che vuole sognare un mondo pulito, onesto, migliore come lo sognava lei ma non in maniera sentimentalista e romantica. Lo vuole sognare costruendolo, con coraggio, dedizione, passione, senso del dovere, senza vie comode. Picciridda mia, grazie per essere entrata nella mia vita, per aver squarciato verità preconfezionate sulla tua storia, per avermi suggerito parole e la forza di scriverle. Perdonaci Rita, se ti abbiamo lasciato sola. Se ti abbiamo fatto sentire abbandonata, senza alcuna protezione e cura. Perdonaci per l’assenza delle Istituzioni, per chi doveva esserci e non ci è stato. Te lo dico dopo quasi trenta anni dalla tua morte.