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Sebastiano Lo Monaco, il vuoto lasciato da un mattatore delle scene

di Felice Cavallaro

Il direttore della “Strada degli Scrittori” Felice Cavallaro ricorda il grande attore andato via un mese fa a 65 anni: “Non dimenticheremo l’artista, l’uomo buono e generoso, divertente e grande affabulatore”.

Ce ne ricorderemo, di questo Signore del Teatro. Se ne ricorderanno quanti l’hanno amato mentre recitava Sofocle o Pirandello, da Siracusa ad Agrigento, dal Teatro Greco alla Valle dei Templi. Una vita passata fra i più prestigiosi palcoscenici. Sempre applaudito, da Roma a Trento, da Firenze a Milano. Come al cinema e sul piccolo schermo. Una carriera che solo una impietosa bestia poteva soffocare costringendo all’infermità Sebastiano Lo Monaco, il grande mattatore delle scene andato via a 65 anni alla fine del 2023, poco prima di un tristissimo Natale.

Allora si levarono subito voci sconfortate per la perdita di un attore del livello di Salvo Randone. Un poliedrico artista che merita una stella nella corona d’onore del teatro italiano. Come confermiamo per averne apprezzato le qualità, avendo avuto la fortuna di ritrovarlo accanto lungo tante tappe della “Strada degli Scrittori”. Fino a una magistrale rappresentazione di un maestoso Dante in Sicilia che avremmo voluto riproporre nelle scuole insieme con il gran menestrello della pièce, Salvatore Nocera Bracco.

UN TEATRO DA INTESTARE

Adesso avvertiamo il vuoto. Con rabbia. La stessa provata da Sebastiano Lo Monaco negli ultimi tempi, quando anche nella “sua” Siracusa tanti non hanno più colto preziose occasioni per riportarlo davanti al pubblico delle tragedie classiche. Errori da addebitare anche a un mondo culturale (o pseudo tale) spesso incapace di valorizzare quanto di meglio abbiamo a portata di mano.

Evitiamo l’immagine del “nemo propheta in patria” perché gli applausi echeggiano ancora scroscianti pensando a tante rappresentazioni di Sebastiano, ma certamente alcuni amministratori della “patria” (per dire della città e del teatro) avrebbero di che pentirsi per le ultime mancate chiamate. Anche se, subito dopo la scomparsa, c’è chi ha assicurato che il ritrovato teatro comunale di Siracusa sarà intestato a Lo Monaco. Cosa buona e giusta. Annunciata ma rimasta ancora proclama verbale.

In passato direttore del teatro di Messina, poi del teatro di Noto, Lo Monaco resta legato a doppia mandata a Siracusa dove per le tragedie greche ha recitato Filottete, Agamennone, Edipo Re. Echeggiano ancora le sue parole: “Sento mie quelle pietre da quando, a otto anni, i genitori mi portarono ad assistere a una rappresentazione di Agamennone. Decisi allora di fare l’attore. Poi, tanti ruoli. Ma la tragedia classica resta il marchio d’origine. Con i suoi messaggi universali…”.

NELLA GIRGENTI DI PIRANDELLO

Era andata meglio alla Valle dei Templi dove il Parco archeologico ha continuato a credere al fuoriclasse delle albe. Con l’Odissea recitata fra le colonne doriche della Concordia. Ma anche riproponendo Pirandello. Come ha fatto sotto il Tempio di Giunone e nel teatro della città dove a lungo ha ricoperto un ruolo chiave, da direttore artistico. Nella Girgenti che si accinge a diventare Capitale della cultura Lo Monaco ha proposto il testo di Aldo Cazzullo per “riveder le stelle”. Come ha poi rimodulato recitando Dante per la “Strada degli Scrittori”. Sempre vicino durante eventi, master, incontri da noi organizzati con il sostegno di questo maestro che, fra Racalmuto e Contrada Noce, aveva potuto riabbracciare l’autore di un saggio di grande richiamo civile, quello di Pietro Grasso, l’ex presidente del Senato, testimone degli anni di piombo di una Palermo dove la mafia fu combattuta accanto a Falcone e Borsellino.

Un testo autobiografico, Per non morire di mafia. Con Lo Monaco nei panni dell’ex procuratore nazionale antimafia. Rappresentato in teatri ed arene estive. Sempre elogiato, come accadde anche al Piccolo Teatro di Milano e in decine di città dove ha anche recitato il seguito, Dopo il silenzio. Altra prova di Grasso giocata sul dialogo fra le generazioni. Con il “procuratore” pronto, nel confronto con un giovane senza parole per costruire il proprio futuro, ad offrire la chiave e la voce per capire, per superare un silenzio omertoso. Una ragione in più per sottolineare, come ripeteva, “una continuità fra le tragedie greche e quelle siciliane riproposte da Grasso, soprattutto fra i ragazzi”.

IL PROCURATORE DELLE TRAGEDIE SICILIANE

E Sebastiano, il killer di tante fiction, il truce criminale di tante Piovre, batteva i palcoscenici e le scuole italiane parlando di legalità, soddisfatto d’essere diventato per tutti “il procuratore”. Come ci piace ricordare sperando di far rivivere comunque il suo Dante. Col rammarico di veder soffocare tante idee, come quella di Dario Macaluso che, partito con la sua chitarra da Racalmuto, avrebbe voluto averlo accanto in Europa per raccontare il primo testo di Sciascia, Le favole della dittatura. E sarebbe stata gran cosa per il geniale interprete apprezzato da grandi compagne di scena come Alida Valli, Paola Borboni, Adriana Asti, lungo una carriera che nel 1989 vide nascere l’impresa “Sicilia Teatro” guidata da Sebastiano con il fratello Santi, manager e produttore.

A lui e alla loro mamma il pensiero di chi, lungo la “Strada degli Scrittori”, non dimenticherà l’uomo buono e generoso, divertente e grande affabulatore. Esilarante quando rievocava il suo esordio per la selezione all’Accademia d’arte drammatica, imbattutosi, da giovanissimo, col suo siculo accento, davanti a uno sbalordito Andrea Camilleri che, da commissario esaminatore, comunque lo ammise e apprezzò.

Felice Cavallaro