Per Antonio Russello: “Porteremo i suoi libri a scuola”
La Strada degli scrittori ricorda il centenario della nascita dello scrittore favarese. Felice Cavallaro: “Ci impegneremo per riproporre nelle scuole l’importanza della lettura dei suoi libri, riscoprendo a Favara i luoghi legati alle sue pagine“
Il 19 agosto del 1921 nasceva a Favara, nell’agrigentino, lo scrittore Antonio Russello. Nel centenario della nascita, la “Strada degli scrittori” ricorda l’alto valore letterario di quest’autore che a pieno titolo rientra tra i grandi letterati siciliani. Pur trasferitosi nel Veneto, le radici di Russello sono rimaste saldate alla sua Favara, una delle città del percorso turistico-letterario ideato da Felice Cavallaro. E della sua terra ha raccontato in tanti romanzi gli scenari drammatici con quel filo di neorealismo appartenuto ad una generazione di autori in gran parte nati e vissuti nel Sud d’Italia.
Russello esordisce nel 1960 con il romanzo “La luna si mangia i morti” pubblicato da Mondadori grazie a Elio Vittorini. Lo stesso Leonardo Sciascia recensisce su “L’Ora” il suo primo romanzo con il quale risulterà tra i finalisti del premio “Campiello”.
Tra il 1963 e il 1985 dà alle stampe “La grande sete”, “Siciliani prepotenti”, “Giangiacomo e Giambattista”, “Venezia zero” e “Lo sfascismo”, sempre continuando ad ispirarsi a contesti e personaggi siciliani, pur continuando a vivere lontano dalla sua isola.
“Stiamo lavorando perché tanti lettori si accostino a uno scrittore europeo nato in questo triangolo di Sicilia popolato da grandi romanzieri – commenta Felice Cavallaro – Di qui l’impegno della Strada degli scrittori a riproporre soprattutto nelle scuole l’importanza della lettura dei suoi libri, riscoprendo a Favara i luoghi legati alle sue pagine“.
Ricordandolo nel centenario della nascita, come ha fatto la “Strada” in questo 2021 assieme al Centro-studi “Antonio Russello” e alla Casa editrice Medinova che sta ripubblicando le sue opere, si tenta di ripercorrere anche l’impegno civile emerso nei suoi scritti, a partire da “La grande sete”, testo con cui Russello riesce a dar conto della bellezza contraddittoria di una terra attraversata da abbaglianti paradossi.