“Vestire gli Ignudi” regia di Gaetano Aronica
E’ in programma Venerdì 17 Febbraio 2017 la Prima Nazionale, Sabato 18 e Domenica 19 le repliche, presso il Teatro Pirandello di Agrigento, di “Vestire gli Ignudi”, una delle commedie più misteriose e meno rappresentate scritta nel 1922 dal grande drammaturgo siciliano Pirandello, con rivisitazione teatrale di Gaetano Aronica.
Note di Regia di Gaetano Aronica
Vestire gli Ignudi è uno dei testi più misteriosi e meno rappresentati della drammaturgia pirandelliana. Mi hanno colpito soprattutto tre aspetti di quest’Opera, scritta nel 1922, mentre I SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE, dato alle scene appena un anno prima, stava riscuotendo nei teatri di tutta Europa grande successo: il primo riguarda l’assenza della divisione in scene, un’anomalia, se si considera la maniacale precisione di Pirandello; il secondo, l’abbondanza di spiegazioni che appare persino esagerata se si pensa a quel capolavoro di asciuttezza drammaturgica che è I SEI PERSONAGGI, il cui fantasma doveva ancora aleggiare nella mente dell’autore durante la stesura di VESTIRE GLI IGNUDI; il terzo, la stretta parentela della protagonista, Ersilia Drei, proprio con i più celebri SEI. A più voci, da illustri studiosi, infatti, Ersilia è stata considerata il settimo personaggio pirandelliano in cerca d’autore. Con una differenza: quelli giungono come evocati sul palcoscenico in cerca di qualcuno che rappresenti il loro dramma, condizione necessaria per esistere, Ersilia viene direttamente dalla strada e cerca un autore (Ludovico Nota) che racconti la sua vita, vera o inventata che sia,per darle un vestito decente che le serva se non per la vita, almeno per la morte. Si accorgerà poi che più ci si “copre”, più si ha da nascondere, persino quello che non osiamo confessare neanche a noi stessi, giungendo alla determinazione del suicidio come affermazione da parte della donna, della propria libertà individuale, in un mondo dominato da logiche maschili. Inoltre, e anche questa è un’anomalia, la protagonista non appartiene al mondo della piccola, media o alta borghesia, ma è un’istitutrice, una serva, che come I SEI, sembra non avere passato. Ho dunque dovuto operare una “riduzione”, a tratti anche sostanziale, per togliere la polvere depositata sul testo da un’abbondanza di spiegazioni e giustificazioni che mi sono apparse datate e che, a mio avviso, appesantivano la trama, invece attualissima.
VESTIRE GLI IGNUDI è un intreccio di sesso, potere e brama di visibilità mediatica. Tutti i personaggi sono caratterizzati da una carica di violenza e cattiveria che si trasforma, nei dialoghi, in una volontà dilaniatrice l’uno nei confronti dell’altro, al fine di ottenere i propri scopi, le proprie finalità, senza troppi scrupoli. E’ una “storia nera”, un “giallo” al contrario dove le indagini non scaturiscono dal ritrovamento della vittima, ma portano ad individuarla. Ho eliminato tutto ciò che distraesse dall’essenza di questa storia, dove Pirandello esplora, come mai in altri testi, il rapporto fra uomo e donna, la prevaricazione, la violenza, il possesso dell’altro come affermazione del proprio potere, tutte tematiche, ancora drammaticamente vicine alla sensibilità di oggi, che riportano il drammaturgo siciliano in un contesto più europeo. Ho eliminato, a tale scopo, la figura di Emma, la cameriera della signora Onoria, ho tagliato e ridotto i dialoghi dove rallentavano, appesantivano o distraevano dall’azione, ho aggiunto alcune scene oniriche che riguardavano il passato di Ersilia, come quella dell’introduzione, dove assistiamo a d una sorta di antefatto, ho creato degli spostamenti di battute, attribuendo ad altri quello che diceva per esempio proprio la cameriera Emma, che come ho già scritto, in questa versione, non esiste più. Ma i punti più importanti di questo adattamento sono quelli che riguardano l’ambientazione e la scenografia. Ho pensato alla più grande invenzione strutturale di Pirandello, presente appunto nei SEI
PERSONAGGI: la scena nuda. Ho portato questa intuizione, un punto di non ritorno per tutto il teatro contemporaneo, nell’adattamento di VESTIRE GLI IGNUDI. Ho immaginato il palcoscenico vuoto, eliminando il pesante realismo, proprio come nel capolavoro pirandelliano, e ho diviso lo spazio in due: l’interno-studio di Ludovico e la strada, da dove proviene non solo Ersilia, ma tutti gli altri personaggi, la strada con i suoi pericoli, con la sua violenza, che irrompe sovente nell’appartamento con effetti sonori o notizie sconvolgenti. Mantenendo intatto lo spirito dell’Opera, anzi, a mio avviso esaltandola in una più ampia ottica pirandelliana, ho agito nei confronti dello scrittore di Agrigento, con estremo amore ma anche con fedele infedeltà.